domenica 13 luglio 2014

A volte ritornano.... Dubbi e timori sull'allattamento in tandem

Arianna ha 22 mesi; quando é nata allattavo ancora Sofia, allora 25 mesi, e per 5 mesi circa ho proseguito in tandem.
Mi è capitato di scriverlo altrove, è stata un'esperienza molto difficile; avevo voglia di coccolare e rassicurare la mia primogenita, catapultata di colpo in un mondo nuovo, ma d'altra parte mi rendeva nervosa spesso la sua insistenza, i suoi continui movimenti durante le poppate, allattarla mentre si contorceva, non riuscire a negoziare nulla sui tempi o sulla frequenza delle sue richieste; a volte mi sentivo ostaggio, provavo insofferenza, un vero casino di emozioni. 
I miei ormoni, le sue fragilità, i miei sensi di colpa, lasciavo e riprendevo, la sgridavo, poi la riaccoglievo.... Dopo 5 mesi ho capito che stavo facendo male a entrambe, e - con un gesto unilaterale e drastico - l'ho staccata per sempre.
Adesso Arianna ha 22 mesi. Sempre allattata con amore e convinzione, ho fatto di tutto per proseguire l'allattamento nonostante il lavoro full time, tiralatte in borsa per quasi un anno, tutto l'amore e il trasporto che solo una mamma può provare.
Ma adesso nella mia pancia c'è un'altra bimba, da 15 settimane.
Il pensiero di ricominciare con un tandem come quello mi atterrisce, so di non essere fatta per quel tipo di relazione, e già da adesso mi trovo a nutrire a tratti insofferenza quando lei si contorce, scalcia, sale e scende dalla poltrona continuando a tenere in bocca il mio capezzolo.... Quando ci mettiamo a letto la sera e mentre l'allatto passa per tutte le posizioni, salendomi a cavalcioni sull'addome, scavalcandomi per poi mettersi in ginocchio; quando le chiedo di lasciarmi un attimo e per risposta lei stringe di più.... 
Credo il latte sia ormai drasticamente ridotto, e ciò la rende più ostinata e nervosa nelle richieste, frequenti di giorno, e ancora presenti nei suoi 1-2 risvegli notturni.
Ritrovarmi a nutrire emozioni contrastanti mi getta in panico; non voglio ripetere con lei gli errori fatti con Sofia; non voglio sgridarla, e quando sento che mi parte l'istinto di rimproverarla, mi ingoio quel moto di rabbia, con tutti i suoi sensi di colpa, ma tutto mi monta dentro, mi sento prigioniera...  E capisco che così non va. Non è questo l'allattamento, non è questo ciò di cui abbiamo bisogno, nè io, nè Arianna, nè la bimba nella pancia.
Ieri sera ho deciso che basta. 
Ho spiegato con dolcezza ad Arianna che la mamma così non lo sopporta più, che il suo amore non cambierà mai, che troveremo altri modi per farci le coccole....
Ovviamente Arianna piange.
Protesta, scalcia, si dimena...
Ovviamente.
Ma alla fine, carezzandole il pancino, si mette a ridere, e ridendo si é addormentata.
Stanotte alle due, primo risveglio "horror"... 
Grida, pianti, contorsioni, amore mio in preda all'incapacità di addormentarsi senza ciucciare...
Le ho sussurrato il mio amore mentre mi prendeva a calci, ho cercato di cullarla,  le ho parlato con tono rassicurante, proposto acqua, succo di frutta, lei inconsolabile, ancora grida, contorsioni, rischio di farsi anche male rigirandosi nel letto senza una direzione...
Mio marito mi suggeriva di andare via, io non me la sono sentita...
Dopo mezz'ora di inferno, che dentro di me è durata 9 ore, si è addormentata tra le mie braccia e io sono scoppiata in lacrime.
Mi domando se abbia ragione mio marito, se sia meglio andar via del tutto, o se la mia presenza sia invece importante per dimostrarle che mamma non è scomparsa, ma che dobbiamo cambiare metodo.....
Il mio odore, in questo momento, le farà più male o più bene?
Mi domando come faremo, quanto durerà, quante volte avrò l'impeto di cedere, facendole più male, perchè so che dopo me ne pentiró.. Quante volte piangerà, come si sentirà sperduta e disorientata... 
In che modo possa renderle meno doloroso un passaggio a  cui non è ancora pronta, ma che sento necessario per non corrodere la nostra relazione, con gli stessi errori compiuti un anno e mezzo fa con Sofia....
Alle sei nuovo risveglio... Con gli occhi ancora chiusi mi domanda "cucco"; io prontamente le dò il succo di frutta, che beve avidamente, per poi stendersi di nuovo nel letto. Le dò in bacio, esito sul da farsi, le dico che mi alzo solo per andare in bagno e torno.... Lei inizia a piangere, mio marito mi dice "lasciala a me"... Esco dalla camera da letto chiudendo la porta alle mie spalle, con la sensazione di tradirla, abbandonarla, farle del male. La sento piangere mezzo minuto, poi di nuovo il silenzio..... Avrà allora ragione mio marito? Sarà meno doloroso per lei se per un po' mi staccherò del tutto ? Sarà forse più mio il bisogno di starle accanto? Quanto è difficile separare il suo bisogno dal mio, e agire in modo da salvaguardare solo e comunque il suo ?