sabato 15 ottobre 2011

Il dolce e l'amaro. Le parole che non gli ho detto...


Oggi sono uscita da casa tua con un senso di avvilimento e di tristezza incredibili e le spalle schiacciate dal peso del tuo sgomento, misto a disapprovazione, misto a delusione, per i capricci di mia figlia.
Sulla strada del ritorno ho pianto e non riuscivo nemmeno io a capire il perché. Quando sono tornata a casa mia e ho ricominciato a respirare la mia aria salubre, in pochi minuti tutto mi si è chiarito dentro e finalmente è tornata anche la pace dentro al mio stomaco, che per tutto il tragitto di ritorno aveva rivendicato il diritto di vomitare.
Siamo tutti bravi a lodare un bimbo finchè è buono, accondiscendente, bravo, giocherellone, sorridente e socievole. La differenza inizia a vedersi al momento di far fronte alla sua rabbia, alla sua ribellione, alle sue proteste. E lì scatta il ruolo del genitore, del bravo genitore. Saper tenere le parti meno “belle”, o meglio meno comode, dei nostri piccoli, e accettarle con la stessa serenità con cui si accettano tutte le altre.
Secondo la tua scuola di pensiero oggi Sofia  avrebbe dovuto essere sanzionata, punita, rimproverata, o comunque in qualche modo “repressa”.
Secondo la mia, invece, oggi Sofia aveva tutto il diritto di aver le palle girate perché aveva sonno e mal di denti. E sfido io a essere buona e allegra. Alla fine dei conti lo è stata anche troppo.
Così, nella mia nuova vita, la rabbia di mia figlia ha tutto il diritto di esserci, di essere espressa, di essere accolta e, possibilmente, contenuta (nel senso letterale del termine….).
Perché piangevo sulla strada del ritorno?
Perché la mia rabbia, invece, è stata per tutta la vita condannata, repressa, proibita; fin quando poi, non potendo esplodere verso fuori, me la son sparata tutta dentro e addosso, e ci sono volute due terapie per arrivare a mettere a fuoco tutto questo.
Non voglio lo stesso per mia figlia.  E mi sento pronta, io si, a tenere la sua rabbia con lo stesso amore e con la stessa gioia con cui ricevo i suoi sorrisi, i suoi occhi dolci, i suoi primi passi e tutto il resto di lei.
Non ho sentito da parte tua la stessa disponibilità ed è pure comprensibile che sia così.
Ma inevitabilmente qualcosa mi si è agitato dentro molto molto forte.
E non potendotelo dire apertamente, lo scrivo qui, dove sto cercando di mettere tutti i miei passi avanti, tutti i mattoni della mia nuova vita.
La vita mia, che io mi sto costruendo, che io sto riempiendo, amando e vivendo, finalmente, con le mani, la pancia e il respiro aperti.

1 commento:

  1. i bambini hanno il diritto di stare male e di manifestarlo con la grevia, il pianto, il non voler mangiare, il non voler essere come noi vorremmo....
    è il momento in cui hanno più bisogno di comprensione ed è il momento più difficile per un genitore,
    io sono contro i bambini soldatini, secondo me hai agito bene

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