Raccolgo velocemente i pensieri di questi ultimi giorni…
Tralascio per il momento quelli meno “umani” che stanno comunque caratterizzando questo momento, anche perché non ci sono ancora certezze nell’immediato e quindi non voglio stressarmi sui “se” e sui “casomai”.
Sofia.
E’ di Sofia che voglio scrivere.
Di Sofia, ma anche e soprattutto di me, suo padre e delle nostre fo**utissime paure “educative”.
Sofia è una bambina di 15 mesi. E’ una bambina VIVACE. E’ una bambina intelligente, curiosa, determinata ed energica. Come tutti i bambini di un anno insiste per le cose che vuole, si ribella a fronte di quelle che non vuole. E’ una bambina che piange se non le va di stare nel letto o sul seggiolone e colpisce il cucchiaio quando non ha più fame e mamma o papà continuano a insistere agitandoglielo sotto il naso cambiando canzoncina o argomentazione per convincerla.
Ultimamente io e Ciccio siamo stati molto duri con Sofia, l’abbiamo rimproverata molto spesso, Ciccio ha tante volte alzato la voce con lei e, a dire la verità, sono partite anche un paio di sculacciate….. e’ incredibile come, anche verso tuo marito (che poi è il padre della “creatura”) ti monti un impeto semi-omicida se gli vedi alzare un dito su tuo figlio. E’ incredibile come, in quel momento, riesci a trovare il sangue freddo per non dirgli una parola, riconoscendo che anche tu lo hai fatto una volta e che realmente, in quel momento, la creatura sta davvero esagerando…
Ma è ancor più incredibile quanto possa piangere per il rimorso quando dieci minuti dopo tua figlia ha una crisi di rabbia contro un gioco di plastica e inizia a colpirlo e calciarlo piangendo forsennatamente, e tu la tieni forte coprendola di baci e sentendoti un mostro.
Per non parlare di quanto poi ti senti ancora più in colpa, qualche ora dopo, scoprendole entrambi i canini fuori dalle gengive…
Solo in quel momento riesci a ridimensionare i capricci, i pianti, gli strepiti e la prepotenza; ti ricordi che il grande sei tu e che il piccolo non ha chiesto di venire al mondo; che non hai alcun diritto di perdere la pazienza con lui, perché sei tu che devi avere pazienza a tonnellate per crescerlo. Che lui ha bisogno di limiti e di barriere, innegabilmente. Ma che darglieli significa avere ancor più pazienza, più amore e tenerezza possibili.
Chiedo scusa a mia figlia e vado a capo.
Con più pazienza e più amore che posso.
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