E dopo tanto pensarci su, rimuginare, rimandare e starci
anche un po’ male….
Stasera finalmente ho “vuotato il sacco” con Ciccio.
Non so se e quanto sia stato utile; so che le mie parole lo
hanno toccato, ma non so quanto a lungo termine saranno le conseguenze. Ad ogni
modo, adesso mi sento addosso quella strana sensazione di quando vorresti
sentirti più leggero perché ti sei tolto una serie di pesi dallo stomaco, e
invece qualcosa di inspiegabile continua a farti male dentro la pancia.
Ciccio non ha mai realizzato il suo vero sogno; Ciccio
voleva fare il musicista; il musicista di quelli importanti, che suonano sui
palchi con i musicisti conosciuti, voleva viaggiare per il mondo inseguendo la
sua musica, voleva sentirsi orgoglioso e fiero di sé e del suo strumento
musicale.
Ma Ciccio vive in un tugurio in fondo al mondo chiamata
Palermo, non ha mai avuto i giusti agganci, probabilmente ha iniziato troppo
tardi a studiare “seriamente”, mentre ha perso gli anni “d’oro” dell’adolescenza
studiando da autodidatta e tagliandosi fuori dagli ambienti più promettenti.
Quando ha dato una svolta ai suoi studi, iscrivendosi al
Conservatorio, era già grande, lavorava e i suoi tempi erano necessariamente
ridotti… Poi ha deciso di sposarsi e in poco tempo è anche arrivata la sua
prima figlia… Risultato, ormai i suoi sogni di gloria sono andati in frantumi,
Ciccio si accontenta di insegnare musica nelle scuole private, sentendosi per
altro enormemente inadeguato e mediocre. Ogni tanto suona, in modo incostante e
saltuario, con qualche gruppo “di fortuna”, sentendosi sempre un pesce fuor d’acqua
e non riconoscendosi mai una identità “vera” come musicista….
Ciccio oggi è un insoddisfatto per scelta, che vive la sua
vita all’insegna dell’autocritica e della frustrazione, perché i suoi sogni non
si sono mai realizzati e ormai, diciamocelo sinceramente, non si realizzeranno
più; perché intraprende a volte qualche progetto di studio che non porta mai da
nessuna parte e perché i suoi tempi sono irriducibilmente compromessi dagli
impegni che arrivano dalla sua famiglia e dal suo lavoro.
Ciccio vive una vita convulsa, sempre di corsa, inseguendo sé
stesso, la possibilità di studiare e, a volte, la voglia di mandare tutto a
puttane e dimenticare per sempre di aver sognato di fare il musicista.
Ciccio mi fa una tenerezza incredibile, perché i suoi occhi
sono sempre pieni di malinconia, di solitudine, di vergogna e di infelicità.
Ma negli ultimi mesi Ciccio se n’è andato lontano.
Quando è con Sofia i suoi pensieri sono persi altrove,
fisicamente è con lei ma la sua testa è ad uno spartito; il suo sguardo a volte
è perso nel vuoto perso tra un solfeggio e una partitura ed è anche capitato
che, vedendolo assorto nei suoi pensieri, Sofia si sia andata a sedere accanto
a lui assumendo la sua stessa posizione assorta, un po’ per imitarlo, un po’
forse anche per cercare di raggiungerlo in quel posto sperduto e introvabile
nel quale lui si era andato a perdere con i suoi pensieri.
Quando è con me è piuttosto silenzioso, spesso nervoso,
generalmente giù di tono.
Negli ultimi mesi ho sentito scivolare giù ogni minimo
residuo di interesse e di attenzione verso di me; dalle cose più banali a
quelle più “eclatanti”, sempre rimanendo nel campo delle “frivolezze, per certi
versi. Dal non rendersi conto di un cambio di trucco o di una maglietta nuova,
al non trovare il tempo (io dico la volontà e la spinta) per comprarmi un
regalo per il compleanno o per la mia specializzazione….
E anche questa, che sembra una cosa stupida e probabilmente
immatura, per me è diventato un chiodo doloroso, una dimostrazione di assenza
di cure, di pensieri, di attenzioni.
Non è il regalo in sé e lo giuro su quel che ho di più caro,
E’ il sentirsi importanti, pensati, al centro dell’attenzione
del tuo amore; è sognare di ricevere uno di quei romanticissimi scatolini “preziosi”,
magari contenente un pezzo di bigiotteria da poche lire, ma pensato e scelto
per me…. E’ il sentirsi oggetto di fantasie, pensieri, progetti…
Ma io sono “grande”, di queste cose mi faccio una ragione,
penso solo che sta molto male per essersi ridotto a questo punto, e cerco di
non aggiungere il carico delle mie delusioni a quello delle sue frustrazioni.
Sofia invece è piccola. Sofia non ha ancora la capacità di
rendersi conto di questa scissione, tra l’amore di suo padre e la sua capacità
di stare insieme a lei con vitalità, gioia, pienezza.
Sofia ha semplicemente finito con l’allontanarsi tantissimo
da lui, con il piangere quando lui la prende in braccio perché, se in casa ci
sono anche io, lei vuol stare solo con me; e, ovviamente, ha smesso di
obbedirgli, fa un sacco di capricci con lui (li fa anche con me… ma con me a un
certo punto smette) e, in generale, credo abbia perso un pezzo della
piacevolezza dello stare insieme a suo padre.
Ieri sera, mentre le faceva il bagno e lei si stava
comportando benissimo, io stendevo la biancheria nello stendino in bagno e lui
ha iniziato a lamentarsi con me “ultimamente questa bimba è diventata
capricciosa e disobbediente…..”…
L’ho guardato, anche se mi dava le spalle, e gli ho solo
detto “non ricalcare le orme di tua madre”.
So che ieri sera non ha capito quel che volevo dirgli, ma
stasera gliel’ho spiegato esplicitamente.
Sua madre ha sempre da ridire sulle sue “assenze”, sulla sua
lontananza, sulla frequenza delle nostre visite etc; e Ciccio va su tutte le
furie quando le telefona e, al posto di “ciao come stai?” si sente dire “non ti
fai mai sentire”.
Ieri sera Sofia stava facendo proprio la brava e, anziché fare
quella lamentela fuori luogo, avrebbe potuto cercare di sfruttare l’occasione
del bagnetto per giocare con lei, essere complici, farsi due coccole…
Sofia è piccola. Ma capisce pressoché tutto ormai. E anche
se, apparentemente, era presa dalle sue paperelle dentro la vasca, so che sente
il peso e la pressione delle aspettative di suo padre; di quelle mancate verso sé
stesso, che poi diventano anche critica verso sua figlia.
Ciccio è andato via lontano, anche se il suo corpo è qui.
Ciccio mi manca da morire, e manca anche a sua figlia.
Tra tre mesi arriverà anche la sua seconda figlia, e io ho
una paura fottuta di come affronteremo quest’ulteriore cambiamento, la
necessità di esserci al trecento per cento per non far soffrire Sofia, offrire tutte
le attenzioni e l’amore possibile anche alla piccola in arrivo, e non crollare
come coppia.
Stasera ho vuotato il sacco con lui, mentre Sofia era
crollata dal sonno tra le mie braccia, dopo una cena andata sottosopra perché lei
aveva sonno e non voleva minimamente saperne di esser messa sul seggiolone a
mangiare.
Lui sbucciava una mela senza guardarmi negli occhi, annuiva,
sospirava…
E poi è uscito per una delle sue prove che, mi duole dirlo,
non servono quasi a nulla.
Ciccio mi manca.
E lo rivorrei indietro per come era sei anni fa.
E l’unica cosa che sono riuscita a fare, è stata suggerirgli
di prendere i fiori di Bach.
Non c’è che dire.
Proprio un grande aiuto.