domenica 27 febbraio 2011

Alla scoperta del mondo

In sei mesi Sofia è cresciuta moltissimo e con lei si è trasformata sorprendentemente la sua capacità di interagire con tutto ciò che la circonda. 
All’inizio guardava solamente i giochi che le proponevo io, e nemmeno troppo a lungo. Intorno ai due mesi ha iniziato ad allungare le manine verso quello che la incuriosiva di più, a tre mesi ha imparato a tirare da sola l’anello che fa partire il carillon che avevamo appeso al maniglione della navetta. Adesso osserva le cose più piccole, si concentra sui dettagli degli oggetti, va pazza per il mouse (quando è acceso e proietta quel bagliore rosso fuoco), passa un sacco di tempo a grattare con il polpastrello le viti del fasciatoio… Ormai prende da sola quello che vuole, punta il giocattolo che le interessa e se lo prende, se lo porta in bocca, lo sbatacchia di qui e di lì… a quattro mesi ha imparato a schiacciare il bottone della sua chiavetta musicale, e poco tempo dopo ha scoperto altri giochi musicali… sono i suoi preferiti, sa manovrarli ormai perfettamente, e in modo assolutamente consapevole e volontario.

Ho iniziato a giocare molto presto con lei, e quando può anche Ciccio si unisce.
I primi tempi capitava anche che lei si addormentasse mentre io le facevo lo show dei pupazzi (glieli agitavo davanti agli occhi emettendo qualche sibilo o qualche suono indefinito); via via ha iniziato a “dialogare” con i suoi pupazzi; lo sguardo che si illumina quando qualcosa “cade in picchiata” verso di lei, le gambe e le braccia che si agitano in segno di eccitazione, la bocca che si spalanca dando vita ad un acuto gioioso ed incontenibile…  

L’interazione diretta con me è cresciuta di pari passo. Uno dei modi in cui ho sempre giocato con lei è cantarle le canzoncine… filastrocche per bambini, canzoni da grandi, a volte persino cose inventate sul momento… se intorno al secondo mese lei mi guardava e a volte sorrideva per qualcosa, adesso vocalizza insieme a me, ride, a volte persino si sbellica sonoramente dalle risate…
Adesso che è più grande gioco spesso in modo molto fisico con lei, sollevandola e facendola volteggiare, o danzando con lei in braccio, o ancora mordicchiandole rumorosamente il pancino e il petto mentre la tengo sollevata (questa è una delle cose che le piacciono di più).
A volte gioco anche a farle “cucù” davanti lo specchio, facendole incontrare fugacemente la sua immagine riflessa, e poi indietreggiandola di quel tanto che basta a farla sparire dal suo stesso campo visivo… Quando si ritrova nello specchio la sua espressione è un misto di sorpresa, allegria, divertimento e curiosità…

In tutti i modi possibili, ad ogni modo, cerco di farla giocare quando posso, ovvero quando lei è sveglia. 

Ultimamente la lascio anche un po’ sola nel box (finalmente sta seduta sola e dunque riesce a stare più tempo con i suoi giochi lì da sola), ma difficilmente questo dura per più di venti minuti.




Sono convinta che il gioco stimoli la curiosità, l’intelligenza, la creatività ed anche la competenza relazionale,oltre a permettere di sperimentare bene gli slanci di vitalità che sono alla base della felicità di un bambino…

A parte ogni considerazione più o meno “tecnica”… credo che un bimbo così piccolo non abbia molto altro da fare se non dormire, mangiare, aver cambiato il pannolino e… giocare !!!!

giovedì 24 febbraio 2011

Capoparto ?

A giudicare come sto.... direi che è in arrivo...
dolorini, bruciore di stomaco, e soprattutto umore sotto i piedi... nostalgia di quando, anche struccata, non facevo spavento, la mia pelle era compatta e i capelli si tenevano sciolti... 


Ho il pianto "in pizzo".... e una certa incazzatura latente, senza un motivo chiaro..... uhm... si, mi sa che ci siamo.....

mercoledì 23 febbraio 2011

Baby Massage & altri tipi di coccole...


Ho una mia idea in genere sull’importanza del contatto fisico, pelle a pelle, tra mamma e bimbo. Il massaggio rientra, tra l’altro, tra le tecniche che, come psicoterapeuta funzionale, uso quando lavoro con un mio paziente sul ripristino dell’Esperienza di Base del contatto e della tenerezza. E anche quando faccio preparazione al parto, una delle cose su cui lavoro tanto con le future mamme è il cosiddetto “massaggio neonatale”, che però io chiamo più volentieri “baby massage”, perché mi sembra meno “medico” come termine, e sicuramente è più tenero !

Massaggiare il proprio bimbo è, secondo me, un momento di pieno nutrimento sia per lui che per la mamma; è un modo per scambiarsi un contatto tenero, fatto di carezze, sorrisi, sguardi; è un momento in cui il bimbo può allentarsi e godersi tutte le carezze di mamma, ma anche giocare nel frattempo…

Ho iniziato a massaggiare Sofia fin dai primissimi giorni (solo per mio timore di farle male, ho aspettato che cadesse il tralcio del cordone ombelicale). La massaggio sempre la sera, dopo il bagnetto, quando lei è più rilassata e tutti i suoi muscoli sono più allentati, anche per effetto del calore. All’inizio il tocco era molto più leggero (tecnicamente si chiama “tocco a farfalla”) e somigliava ad una carezza che andava dalla testa fino ai piedi, scorrendo dolcemente su spalle, braccia, fianchi, pancino, petto, cosce, gambe, piedini, schiena e glutei… Man mano che è cresciuta il tocco si è modificato diventando sempre più “consistente” e adesso è più un massaggio vero e proprio che un accarezzamento come quello iniziale.

Io uso un olio nutriente per la pelle, ma può andar bene anche una crema, o anche nulla se la pelle non ne risente. E’ importante che nessuna parte del corpo venga dimenticata, perché ogni “pezzo” del corpo è connesso ad un’emozione diversa, e dunque l’esperienza sensoriale del massaggio contribuisce a creare una memoria corporea completa e diversificata al tempo stesso.

Di solito io inizio mettendo lei supina e massaggiandole delicatamente petto, pancino, spalle e braccia (queste ultime sempre dall’alto verso il basso, ovvero dalle spalle verso i polsi e le mani). Poi passo alle gambe, che massaggio sempre in senso discendente (cioè verso i piedi, tanto ancora non c’è sicuramente rischio di ristagno di liquidi, e in generale è più rilassante il movimento discendente che non quello contrario), e mi soffermo molto sui piedini. Adoro massaggiarle profondamente le piante dei piedi, i talloni e persino le ditina una per una.
Poi la metto a pancia in giù (e di solito le dò un gioco con cui tenerla impegnata, altrimenti inizia ad acchiappare tutto quello che trova nei vani portaoggetti del fasciatoio….) e le massaggio a lungo la schiena. Partendo dal collo scivolo verso le spalle, che “sciolgo” bene procedendo verso l’esterno, dopodiché scorro giù attraverso le scapole e impasto dolcemente tutta la schiena. Qui mi fermo molto, anche perché ho scoperto che la schiena di un bimbo è una delle parti più “tenere” da accarezzare; è molto intensa l’emozione che si prova nel trovarsela tutta per intero sotto una mano, e personalmente provo emozioni molto intense nel massaggiare la schiena di mia figlia.
Da qui, scendo ancora alle gambe, e ricomincio a “spremerle” dolcemente dalle cosce verso i piedi, rifacendo un passaggio sui talloni e sulle piante dei piedi (è la pelle più liscia e morbida di tutto il suo corpo, considerando che in questo momento è quella che sta meno a contatto con qualsiasi altra superficie… provare per credere !!).
L’ultima cosa che massaggio è la testolina, su cui faccio semplicemente delle carezze, sia per darle comunque un senso di “completezza”… sia perché l’ultimo olio rimasto sulle mie mani, le nutre comunque i capelli !! ;-)

Il tutto di solito dura tra quindici e venti minuti (dipende anche da quanto sonno ha lei…).
Finito il massaggio di solito passiamo al pigiamino, seguito direttamente da una bella poppata al seno, durante la quale Sofia si addormenta… quasi sempre fino alla mattina successiva !!!

I vantaggi del baby massage ? Bhè…cito velocemete solo i primi che mi vengono in mente… migliora il contatto tra mamma e bimbo, ci si scambiano coccole e carezze, è un modo in più per regalare cura e accadimento al piccolo, concilia la nanna, nutre la pelle, mette in circolo ormoni che favoriscono il sonno e il benessere… e anche per me, diventa una vera e propria sessione di relax e di intimità con lei, durante la quale invento dolci storielle da raccontarle e mi godo tutto di lei (visivamente ed epidermicamente)…

Svantaggi ??? …. Mah, io non ne ho ancora trovati !!

lunedì 21 febbraio 2011

Prime pappe


Durante i primi mesi di allattamento al seno, molte persone mi chiedevano “quando pensi di svezzarla?” e io rispondevo sempre “non prima di sei mesi”. 
Credevo fermamente di allattare esclusivamente al seno Sofia fino al suo sesto mese di vita, perché avevo letto da più parti che è preferibile e consigliabile. 
Poi, a metà del suo quarto mese, quella domanda mi è stata posta dal suo pediatra il quale, a fronte della mia risposta “standard”, mi ha domandato “Ma Sofia che ne pensa di questa decisione?”…. Lì per lì sono rimasta interdetta, ma ho apprezzato immediatamente l’idea di guardare la questione dal punto di vista della bambina. Per la prima volta mi sono trovata a constatare che in effetti da un po’ di tempo lei si mostrava molto curiosa di quello che noi facevamo a tavola, la sera faceva qualche capriccio perché voleva stare a tavola insieme a noi (quasi sempre in sulle ginocchia di Ciccio) e mostrava di essere attratta dal cibo che mangiavamo noi.
Il suggerimento del dottore è stato quello di non aspettare troppo, per evitare di “forzare” un’attitudine eccessivamente rigida nei confronti del cibo da parte di Sofia, e di sfruttare – al contrario – quel momento di curiosità, che denotava apertura da parte della bimba e, dunque, una buona disposizione nei confronti della novità.
Pur accettando di buon grado il suggerimento, ho ritardato ancora di un pochino l’inizio dello svezzamento di Sofia; l’idea di staccarla dal seno (fosse pure per una sola pappa al giorno, mantenendo l’allattamento al seno per il resto della giornata) un po’ mi “rattristava”, lo ammetto.
Ad ogni modo, a 4 mesi e 18 giorni, il 20 dicembre 2010 Sofia ha fatto la sua prima pappa a base di brodo vegetale, crema di riso, olio e parmigiano. Esperienza andata magnificamente; lei non ha avuto esitazioni dinanzi al cucchiaino, né dinanzi al gusto e alla consistenza della pappa; eravamo più imbranati noi che non lei!


 Da allora è stato un viaggio in avanti, alla scoperta di cibi sempre nuovi.
Riconosco di aver proceduto sempre un po’ più a rilento delle indicazioni fornite dal pediatra; ancora adesso (a sei mesi e mezzo) andiamo di liofilizzati, e solo da pochissimo ho introdotto quelli di carne rossa; non ho ancora dato la pastina (ma il semolino si), né le lenticchie… ma in compenso fino a questo momento Sofia ha già mangiato diverse verdure (patata, carota, sedano, zucchina, zucca rossa, spinaci e bietoline), pollo, tacchino, coniglio, agnello, vitello, manzo e cavallo (liofilizzati), parmigiano, olio, farina di riso, farina di mais e tapioca, semolino di grano, mela, pera, banana, prugna, yogurt di pecora… e oggi per la prima volta anche la ricotta di mucca!
In linea di massima, escluso i liofilizzati e le farine, preferisco preparare io le sue pappe, cucinando io quello che posso comprare fresco; banditi dunque (per me) i passati di verdura pronti (preparo io tutto con le verdure fresche, e al massimo lo congelo io, per scongelarlo man mano giornalmente) e gli omogeneizzati di frutta (a merenda frullo io frutta fresca di stagione con un po’ del mio latte); ho comprato gli omo di frutta solo per darle un po’ di prugna (per motivi di stitichezza) che in questo momento non è di stagione. Tra non molto vorrei cimentarmi con gli omogeneizzati di carne, in modo da lasciare i liofilizzati e passare agli omogeneizzati (home made però !).

Fino al momento attuale è andata abbastanza bene, anche se alcune cose a Sofia non piacciono proprio (tra queste il purè di patate, con mia grande sorpresa, lo yogurt bianco e le varie “pappe lattee”, provate al gusto banana e biscotto… niente da fare !) e in linea di massima non è esattamente una grandissima “mangiona”. Direi che anzi è molto “palermitana” nel suo modo di mangiare, nel senso che lascia quasi sempre un po’ di pappa nel piatto, ed io evito di forzarla più di tanto perché da un lato penso sempre che in qualsiasi momento della giornata, può avere il mio latte, e dall’altro lato ricordo con estremo disgusto la sensazione di venire forzata per mangiare (conosciuta nella mia infanzia) e a lei vorrei evitarla….
In questi giorni lei non è stata benissimo, dunque ci siamo un po’ fermati sulle cose note; appena starò meglio intendo darle la pastina, ritentare il purè di patate…. E a fine del sesto mese provare le lenticchie !

Già da un po’ abbiamo introdotto anche la cena, e dunque al momento l’alimentazione tipo di Sofia prevede a pranzo un passato di verdure con semolino, liofilizzato di carne, olio e parmigiano, di pomeriggio un frutto e la sera passato di verdure con crema di riso (o mais e tapioca), olio e parmigiano, oppure yogurt con frutta e biscotto granulare, oppure brodo vegetale con crema di riso, olio e parmigiano, o ancora (come oggi) passato di verdure con ricotta, olio e parmigiano, o (ma molto raramente perché non le piace) una pappa lattea dolce.

Rispetto alle “tabelle di marcia” sono indietro di circa un mese… tutto sommato sto seguendo un po’ il mio istinto, mi dico che ha tutta la vita davanti per mangiare tutto quello che vorrà e che non c’è motivo di correre troppo adesso… mi viene paura, d’altra parte, anche di abituarla in modo troppo “restrittivo” a pochi alimenti e a gusti limitati… e non è questo che voglio… quindi, insomma, cerco di mediare un po’ tra le mie paure (sono io quella che ha sempre paura delle novità) e le regole di gradualità che devono essere rispettate nello svezzamento…

Al momento sono bene accette ricette, suggerimenti e idee per le pappe, tenendo conto che non abbismo ancora introdotto né uovo né pesce né formaggi freschi (a parte la ricotta, che però non è un vero e proprio formaggio, essendo la risultante del latte che “rimane” dopo la produzione dei formaggi… dunque è scarsissima sul piano della presenza di lattosio, grassi e proteine del latte).  

venerdì 18 febbraio 2011

Lavoro e maternità

Capitolo per me piuttosto impervio e, al momento attuale, anche un po’ doloroso…

Ho iniziato a lavorare piuttosto giovane (almeno stando agli standard attuali, soprattutto qui al Sud); a 25 anni ho avuto il mio primo contratto, e anche se il lavoro che facevo non c’entrava niente con quello che avevo studiato e che amavo (e amo ancora) l’ho comunque preso con entusiasmo, grande impegno e voglia di  crescere. 
Ho imparato un mestiere più o meno da sola, sbattendo la testa su un mondo per me completamente nuovo, quale quello della progettazione e della gestione di progetti finanziati dalla Comunità Europea. Nell’arco di un paio d’anni ho girato tutte le mansioni e ho imparato a fare praticamente tutto: progettare, gestire, rendicontare, amministrare, monitorare etc etc etc. 
Ho fatto cose più belle e cose più noiose, mi sono cimentata come responsabile didattica nei corsi di formazione, ho fatto il tutor d’aula, mi sono occupata della logistica dei corsi, ho progettato su vari bandi, ho insegnato in aula, ho fatto i bilanci di competenze, diretto gruppi di orientamento, lavorato con professionisti sulla formazione continua… fino ad arrivare ad avere il ruolo di project manager in un progetto transnazionale con Malta. Per 18 mesi ho gestito dalla A alla Z un progetto internazionale, in lingua inglese, viaggiando quasi ogni mese e imparando un mondo di cose nuove, anche burocratiche e legislative. Mi sono ritrovata al cospetto di Ministri e Presidenti e persino sui giornali (quelli Maltesi, ovviamente). 
Insomma, ho creduto di avere in mano un ruolo importante, o comunque abbastanza forte da garantirmi il futuro.

Per 7 anni sono rimasta a fare questo lavoro, rinnovandomi ogni sei mesi circa, ma passando da un contratto a progetto all’altro. E questa è stata la fregatura ! Perché, diciamocelo senza peli sulla lingua, quando sono rimasta incinta il sogno è svanito e, completato il periodo di riferimento del contratto che avevo in quel momento, nessuno si è degnato di dirmi nulla… alle soglie del settimo mese, il 31 marzo del 2010, sono rientrata a casa da lavoro per l’ultima volta.

A quel punto… mi sono gettata a capofitto nella mia maternità; ho iniziato a ricamare bavaglini (mai preso un ago in mano in vita mia), a costruire le bomboniere per mia figlia (mai impastato cernit in vita mia prima di allora), a prepararle il corredino e la stanzetta… insomma, mi sono preparata al suo arrivo.











Da quando Sofia è arrivata faccio, con gioia immensa, la mamma a tempo pieno, e mi sto godendo ogni istante della sua crescita e delle sue giornate.
Sta di fatto che un lavoro ci vuole, anche (ma non solo) perché Ciccio non ha un posto “fisso” e il suo lavoro è sempre molto instabile ed incostante.
Al momento stiamo attingendo ai fondi messi da parte in passato, ma è ovvio che è necessario trovare qualcosa anche per me.

Vorrei iniziare a mettere a frutto gli anni di studio e di impegno personale nel mio settore; una laurea in Psicologia e tra non molto una specializzazione in Psicoterapia devono permettermi di svolgere il lavoro che amo e che ho sempre desiderato fare… Ma avviare la libera professione è difficile, specie in un settore così difficile da “pubblicizzare”. Mi sono sistemata nello studio di una collega, ma al momento lavoro solo a progetti ideali, e arrivo a sentire la mancanza delle pazienti seguite per 2 anni al servizio di psicologia (come tirocinante specializzanda).

In alternativa, almeno per un po', vorrei riuscire a trovare un part time mattutino, per non smettere di crescere Sofia, e comunque contribuire alle economie familiari… Ma fino ad ora ho avuto richieste e proposte di full time, che non mi sento di accettare (non mi accontento di tornare a casa la sera, in tempo - forse - solo per metterla a nanna… )

Ogni giorno mi chiedo cosa possa fare per costruirmi qualcosa, come possa trasformare le mie tante passioni in qualcosa di redditizio…. Mi piace fare qualcosa di manuale (ho costruito bigiotteria in passato, realizzo confetti, piccoli gadget in cernit etc), ma non sono capace di trasformare queste abilità (per altro enormemente rudimentali) in attività “commerciali”; è l’intraprendenza commerciale quella che mi manca del tutto… Mi dibatto tra la delusione per aver perso un lavoro che avevo imparato ad apprezzare, la frustrazione per non riuscire a svolgere quello che ho sempre amato e il desiderio di conciliare il mio ruolo di mamma con qualcos’altro, che mi faccia sentire anche realizzata sotto altri profili.

Anche qui, la mancanza di un’arte rappresenta il grosso “ostacolo” per la mia realizzazione, e anche di fronte a questa cosa, finisco con il fermarmi più o meno in sospeso, sperando che qualcosa cambi per qualche strana coincidenza… e aspetto con fiducia… ancora per un po’…

Fai la nanna...

Fin dalle prime settimane abbiamo avuto un’ulteriore fortuna con Sofia: si è sempre svegliata poco di notte e sono state davvero pochissime le volte in cui io o Ciccio ci siamo alzati di notte per lei.

All’inizio, certo, ciucciava anche la notte (ma fin dai primissimi giorni tirava anche per 4 ore di fila) e, fino a quando non abbiamo cambiato marca di pannolini, c’era anche almeno un cambio a notte da fare. E cambiare il pannolino significa luce, acqua, bagnato, fresco… insomma, sveglia completa! Con i Pampers Progressi abbiamo risolto, nel senso che uno di quelli dura tranquillamente fino alla mattina successiva (a meno che non faccia pupù… ma di notte non è quasi mai successo).

Quello per cui abbiamo “tribolato” un po’ è stato aiutarla ad imparare ad addormentarsi, ed ancora adesso, che le cose vanno molto meglio, non sono del tutto certa che il ritmo sia definitivo.
Abbiamo mantenuto fin dall’inizio la consuetudine del bagnetto serale, sebbene inizialmente il suo addormentamento fosse abbastanza slegato da questo (nel senso che si addormentava anche tre ore dopo il bagnetto, e nel mezzo c’erano poppate, giochi, canzoncine… insomma, di tutto !).

Le prime settimane si addormentava per lo più spontaneamente in braccio a me, durante la poppata serale (o per meglio dire, durante “una” poppata serale); quando per me era ora di andare a letto, ci trasferivamo al piano di sopra, la mettevo nella culla accanto il nostro letto e dormivamo sino al suo successivo risveglio.
Andando avanti ho continuato a seguire quest’abitudine, ma Sofia andava crescendo e tutto ciò che all’inizio non captava la sua attenzione (come la tv accesa, la luce, il computer etc) iniziava a diventare estremamente interessante per lei, che rimaneva sveglia ad esplorare o si addormentava di un sonno troppo leggero che la faceva svegliare appena mi alzavo dal divano per portarla nella sua culla. Ho capito che sbagliavo il contesto intorno al quinto mese, quando eravamo arrivati ad un punto un po’ “critico” in cui Sofia era ancora sveglia all’una di notte! Fortunatamente, anche in quel caso, una volta che si addormentava tirava fino alla mattina successiva… ma certe sere che fatica !!! A volte Ciccio è riuscito ad addormentarla cullandola a ritmo di “volta la carta”, altre volte abbiamo sfruttato il potere di Elisa (ascoltata e riascoltata per tutta la gravidanza, e dunque fortemente conciliante per lei); altre volte ancora l’ho cullata io tenendola nel marsupio e cantandole filastrocche e canzoncine per bambini… ma tutto funzionava in modo incostante; due-tre sere, e poi basta! Era come se l’incantesimo svanisse!

Ultimamente abbiamo cambiato “regole” e sembra che abbiamo trovato un metodo abbastanza efficace (o quantomeno… per ora sta continuando a funzionare). L’aiuto è venuto con lo svezzamento, che ha fissato alcune regole nella giornata (gli orari delle pappe), attorno a cui è più facile costruire il resto. Così, adesso, Sofia cena intorno alle 19.30, o comunque tra le 19 e le 20 (gli orari sono sempre un po’ variabili, inevitabilmente… non posso calcolare al minuto quanto dormirà, se ciuccerà un po’ di più nel pomeriggio etc). Dopo di lei, ceniamo io e Ciccio mentre lei rimane sul seggiolone accanto a noi, che durante la cena la facciamo un po’ giocare.
Sul finire della nostra cena, lei inizia a dare segni di “arrivo”, dunque passiamo al bagnetto, seguito da un bel massaggio con olio nutriente (sono io la fanatica del baby massage). In genere arrivati ai bottoncini del pigiamino lei inizia a piagnucolare per il sonno, e a quel punto io mi trasferisco con lei direttamente in camera da letto, dove è già tutto “in posizione” (cuscini pronti, lettino suo posizionato accanto il lettone, dou-dou sul cuscino, luce soffusa etc). La metto al seno e normalmente entro 20 minuti lei dorme! A volte si risveglia appena la poggio sul suo lettino (e dunque la rimetto al seno fino a successivo riaddormentamento, di norma entro i 20 minuti successivi), altre volte invece continua a dormire. La maggior parte delle notti, tira tutto d’un fiato fino alla mattina successiva; alcune notti invece si sveglia e inizia a giocare da sola nel lettino. In quel caso la prendo subito (per evitare che si svegli completamente) e la metto nel lettone con noi, lei si accuccia al seno con me e ci riaddormentiamo insieme. Certo, per me è un pochino più scomodo dormire sul fianco, ma sentire il suo corpicino stretto a me è una tenerezza che adoro!



A proposito di co-sleeping… è una cosa che adoro, sebbene da un po’ di tempo ho notato che se dorme nel lettone con noi, Sofia si sveglia più frequentemente la notte; è come se la vicinanza con me la invogliasse a fare più “ciucciate” durante la notte (Ciccio dice che fa “open bar”, e in effetti…. rende bene l’idea !!!), mentre quando dorme nel suo letto dorme più profondamente.
Per quello che ne so, il sonno procede secondo un andamento ciclico, che alterna fasi di sonno profondo a fasi di sonno più leggero; sono arrivata alla conclusione che la vicinanza con me nelle fasi di sonno leggero funge da stimolo e, in qualche modo, la ridesta, mentre se è da sola “ripiomba” da sola nelle fasi di sonno più profondo senza arrivare a svegliarsi del tutto (almeno in linea di massima). Ciò non di meno… saltuariamente continuiamo a volte a tenerla nel lettone, specialmente se (come in questi giorni) non sta benissimo, o se si risveglia di notte.

Una cosa che ho notato, a proposito di risvegli, è che a volte lei piagnucola o si lamenta continuando a dormire; probabilmente sogna ! In ogni caso, ho imparato a non precipitarmi subito a prenderla, perché a volte ho corso il rischio di essere io a svegliarla, prendendola nel sonno, scambiando uno di questi “lamentini notturni” con segnali di veglia… Quando sento la sua voce di notte, per prima cosa la guardo rimanendo ferma; se ha gli occhi chiusi, quasi certamente è un falso allarme; se gli occhi sono aperti, invece, non c’è dubbio: è il momento di prenderla e spostarla nel lettone !

Va detto che, allo stato attuale, Sofia so addormenta quasi esclusivamente al seno, e non posso fare a meno di chiedermi cosa succederà quando sarà più grande… sto imparando con lei che, in qualche modo, ha un potere auto regolativo molto buono, e probabilmente quando sarà più grande riusciremo a sostituire il seno in modo “indolore” con una fiaba, delle coccole, una camomilla… non lo so ancora ! Ma qui torna il mio “motto”: Nuddu nasciu insignatu!

Tiralatte e dintorni


Ho voluto il tiralatte il giorno stesso del nostro rientro a casa.
Con la montata lattea non ho capito quasi nulla; ho temuto che potessero scoppiarmi le tette all’improvviso, o comunque che potesse sopraggiungere qualche infiammazione ai dotti mammari (inesperienza !!!) ed ho mandato Ciccio a comprarmelo immediatamente… Ho voluto il modello manuale, temevo che quello elettrico fosse troppo "violento" e doloroso per me...
In effetti l’ho tirato fuori dalla confezione ben 40 giorni dopo la nascita di Sofia, in occasione di un matrimonio a cui eravamo stati invitati: non sentendomi a mio agio ad allattare in chiesa, ho preferito portarmi un biberon di emergenza, e per la prima volta ho sperimentato il tiralatte…

La prima esperienza è stata pessima (e non solo la prima… direi che almeno fino alla sesta - settima non è andata granchè bene!); per me è risultato doloroso, molto lento e decisamente stancante. 
Alla fine della sessione, con 80 grammi di latte raccolti in quasi un’ora e un livido su un capezzolo, ho pensato di metterlo all’asta su ebay !!!

L’oggetto incriminato è tornato nella sua confezione per un altro mese, fino al giorno del battesimo di Sofia, quando si è ripresentata la necessità di portare un biberon in chiesa.
Superata questa seconda prova, ho deciso di iniziare a insistere per mettere da parte qualche vasetto di latte da lasciare a Ciccio in caso di mia assenza.
Prendere la mano non è stato facilissimo e ancora oggi credo di avere un seno più “disposto” a dialogare col tiralatte (il sinistro) ed uno più “comodo” per Sofia (il destro).

Il problema più grande, comunque, soprattutto i primi mesi è stato riuscire a trovare il “momento magico” per potermi dedicare all’estrazione del latte.
Temevo infatti che, svuotando il seno con il tiralatte, potessi correre il rischio di non averne per Sofia, di conseguenza ho iniziato a tirarlo di notte, quando lei normalmente dormiva, in modo da sentirmi “coperta” da un margine di ore sufficiente a farlo riformare. Pensavo ci volessero almeno 3 o 4 ore a tale scopo, e dunque stavo comunque in forte ansia perché, anche tirandolo di notte, non potevo comunque escludere che lei si svegliasse per poppare (cosa che, a onor del vero, è successa molto poco, ma non era impossibile).

In realtà ero fuorviata dal fatto che, di norma, al mattino mi svegliavo con i seni molto pieni e credevo che quella fosse la condizione “ideale” per poter affrontare una giornata di allattamento.
Ho scoperto molto più avanti, grazie ad una chiacchierata  con il pediatra, che quella condizione è invece addirittura pericolosa per le cellule del seno, oltre a non agevolare la produzione di latte in quanto la presenza di latte “in deposito” all’interno della ghiandola mammaria invia al cervello un segnale di “stop” che inibisce la produzione di latte, determinando in definitiva una diminuzione dello stesso…
Non avevo mai provato a tirarlo in condizioni “normali” (cioè quando il seno è apparentemente “vuoto”); solo dopo aver appurato che anche in quelle condizioni riesco a raccoglierne da 80 a 120 grammi, mi sono rasserenata enormemente ed ho iniziato a raccoglierlo regolarmente per creare una scorta… ci sono mattine in cui ne raccolgo anche 160 grammi, altre in cui arrivare a 100 è una grande fatica. Ma malgrado questo, sono riuscita ad avere sempre una scorta superiore al mio effettivo bisogno (avendo impegni di lavoro molto saltuari, è piuttosto raro che io ne scongeli un vasetto). 


Adesso che mi sento più sicura del mio latte, mi piacerebbe molto donarlo; ho letto però che superato il sesto mese il latte viene considerato “vecchio”, e non più buono per i neonati (va bene per il bimbo che ha quell’età, ma non per un neonato, specie se pretermine)… Mi riprometto di fare tesoro di questa esperienza se ci sarà una prossima volta, e iniziare a donarlo il prima possibile !

giovedì 17 febbraio 2011

Allattare a richiesta...

Se avessi creato questo blog sei mesi fa, avrei scritto decine e decine di post sull’allattamento; ogni giorno avrei avuto un dubbio diverso, un interrogativo nuovo, una paura in più…
Oggi invece posso raccontare un’esperienza meravigliosa, che continua ancora, finalmente con serenità e senza mille paure (prima tra tutte quella di svegliarmi improvvisamente una mattina senza latte).

Sofia si è attaccata al seno senza nessuna difficoltà, una ventina di minuti dopo essere nata; per i primi due giorni ha ciucciato quasi ininterrottamente in ospedale; la mattina del terzo giorno, in corrispondenza con il nostro rientro a casa, è arrivata la montata lattea. 


Dopo quei due giorni di sfregamento quasi continuo, la pelle dei capezzoli si era irritata (malgrado i  precedenti mesi di preparazione con olio di mandorle); è stato salvifico per me l’olio VEA (che può anche essere ingerito dal bambino, quindi non necessita di lavaggi o altro). Costa un po’, ma ne vale la pena: almeno a me ha permesso di continuare a insistere nonostante il fastidio iniziale ed ha bloccato sul nascere il fenomeno irritativo, che probabilmente avrebbe potuto degenerare con delle ragadi… invece non ne ho mai avuta una, continuando ad applicare il VEA mattina e sera per i primi due mesi; poi sono diventata meno ossessiva, anche perché il problema era davvero rientrato.

Lo scoglio veramente più duro, almeno per me, è stata la pressione esercitata da familiari e conoscenti, sempre un po’ troppo prodighi di consigli, moniti e idee personali, quando non addirittura di critiche e presagi di sventura…

Allatti al seno? Ma non lo sai che poi diventi schiava?”; “Ma sei sicura che il tuo latte sia buono?”; “Ma è di nuovo al seno? Ma sei sicura di avere abbastanza latte?”; “Devi attaccarla al seno ogni tre ore, dieci minuti per seno, e poi basta!”; “Deve esserle chiaro fin da subito che il seno serve per mangiare, altrimenti poi diventa ciuccio e tu non avrai più una vita normale”; “A sei mesi ancora il tuo latte? Ma quando pensi di toglierglielo?”; “Si ma almeno un biberon di latte artificiale daglielo la sera, così dorme tutta la notte e tu hai il tempo di rifare il latte per il giorno dopo!”; “Ma come, il ciuccio non glielo dai ???”; “Il colostro ?? Ma non si da il colostro, fa venire l’ittero!!!” (questa credo sia la più assurda che mi sia stata detta!)…

In una fase (quella iniziale) in cui i dubbi ce li hai già da te, tutte queste considerazioni non aiutano e soprattutto tutti quei “ma sei sicura che…” ti fanno montare l’ansia a centomila; vorresti tanto rispondere “no, non sono sicura di un ca**o, perché è la mia prima figlia e non ho esperienza in merito, ma vorrei avere il tempo di capirlo con calma se permetti”…. E forse solo quando esci dal vortice capisci che tutte quelle “sicurezze” non servono a niente, se non a farti perdere la meraviglia della scoperta giorno per giorno.
Fatto sta che se non sei fortemente determinata a continuare per la tua strada, il rischio di cedere è abbastanza forte…

Ho allattato Sofia “a richiesta”, assecondando sempre i suoi tempi, senza orologio e senza misurazioni; mai fatta una doppia pesata; ho ascoltato i suoi ritmi permettendole di addormentarsi in santa pace al seno quando era stanca, e garantendole di ritrovarlo al suo risveglio. Pian piano mi sono accorta che lei un ritmo piuttosto buono lo aveva anche preso, e in effetti al secondo mese ciucciava più o meno ogni due ore… solo che quelle due ore volavano ed io non me ne accorgevo!
Passata dunque la sensazione di “irregolarità” che all’inizio mi aveva un po’ destabilizzata, ho continuato ad allattare Sofia senza mai ricorrere a latte in formula; malgrado fosse estate non le ho mai dato nemmeno l’acqua (del resto quella necessaria è contenuta già nel latte materno); il ciuccio non lo ha mai voluto lei…. Insomma, solo tetta e ancora tetta ! 






Lei ha avuto pochissime coliche (solo due volte sono state veramente forti e non le ho comunque dato dimeticone o altri farmaci… in quelle due occasioni ho usato un prodotto vegetale a base di finocchio, melissa e passiflora, che non solo le piace molto, ma ha anche avuto buoni effetti su di lei).
Malgrado tutto sia sempre andato bene, fino al quarto mese abbondante ho convissuto con la paura di perdere il latte da un momento all’altro; più volte durante il giorno controllavo di averne abbastanza ed ero ossessionata dal timore che qualcosa potesse “bloccarsi” all’improvviso. 

Il punto di svolta è arrivato quando il suo pediatra, per la prima volta, mi ha spiegato ome funziona la ghiandola mammaria (paragonandola alla parotide), precisando che questa non è fatta per “contenere” latte, quanto per produrlo ed esortandomi anzi a tenerla più vuota possibile (ricorrendo anche più volte  al giorno al tiralatte) per essere sicura di produrre sempre abbastanza latte…. 
Da allora ho smesso di controllarmi ed anche se trovo il seno più morbido o piccino, so che Sofia troverà ugualmente latte... ed è migliorato anche il mio rapporto con il tiralatte !!!

mercoledì 16 febbraio 2011

In principio era....

Sofia è stata concepita il 30 ottobre 2009. 
Tornavamo da un pub che, manco a farlo apposta, si chiama “Genesi” e avevamo trascorso la serata con una coppia di amici che tentavano da un po’ di avere un bimbo, dunque per tutta la serata si era parlato di concepimento e affini.
Noi non ci pensavamo ancora per niente; eravamo sposati soltanto da 4 mesi e stavamo ancora facendo le prove generali di convivenza. 

Quando abbiamo fatto il primo test di gravidanza avevo già otto giorni di ritardo; era la sera del 16 novembre e, passati i 5 minuti di attesa segnati sul foglietto illustrativo, sembrava che non ci fosse nulla da vedere. Sul finire del tempo, tuttavia, abbiamo iniziato a intravedere una sbiaditissima tacchetta rosa sul display; più guardavamo e più ci si annebbiava la vista, abbiamo creduto entrambi che fosse effetto della suggestione. Eppure qualcosa di molto sbiadito e incerto sembrava proprio esserci. Continuavamo a passarcelo di mano in mano, siamo arrivati persino a fotografarlo per osservarlo da un altro punto di vista… 
Il 18 novembre,  l’ho ripetuto appena sveglia… ed il risultato è stato assolutamente inconfutabile !

Ho avuto una gravidanza splendida, sebbene per i primi 3 mesi ci siano state tante paure.
Sapevo di non poter avere figli per via di un complesso di condizioni anatomiche (e fisiologiche) che era stato definito proibitivo. Un utero gravemente retroversoflesso, arretrato oltre l’osso sacro e contenente un fibroma; ovaie micropolicistiche (una delle quali tempestata da oltre 12 cisti); un ovaio prolassato dalle parti di un rene… insomma, una vera catastrofe! Quando abbiamo appurato che invece l’embrione si era impiantato ed era vitale, si è prospettato il rischio (elevato, a detta del medico) che con il progredire della gestazione il riassestamento dell’utero causasse la rottura delle membrane, per via dell’ampiezza del movimento che doveva essere compiuto dal mio utero per portarsi in una posizione compatibile con la gravidanza.
E invece a febbraio finalmente l’utero era in posizione corretta, e tutto progrediva alla perfezione.

Gravidanza da manuale, con poche nausee, nessuna perdita, 12 kg di aumento di peso, accrescimento fetale regolare e continuo, valori degli esami del sangue sempre ottimi; mai una carenza, mai un problema, niente di niente! Goduta alla grande come non avrei mai sperato !



Il travaglio è stato indotto il 1 agosto 2010, al termine della 41ma settimana, mediante prostaglandine.
Anche questa è stata un’esperienza assolutamente splendida ed esaltante.

Ho iniziato ad avvertire i primi piccoli dolori a mezzanotte e sei minuti del 2 agosto; per le prime due ore ho continuato a credere si trattasse di “primi movimenti”, ancora molto lontani dalle contrazioni reali. Alle due e un quarto, invece, avevo 3 cm di dilatazione e tutto quanto è avvenuto alla velocità della luce. Alle tre del mattino ho rotto le acque e alle tre e un quarto ho iniziato ad avvertire il bisogno di spingere. Quando Ciccio è arrivato in ospedale, avevo appena iniziato a spingere, è stato lui a portarmi dalla sala travaglio in sala parto ed è rimasto insieme a me per tutto il tempo. Stava alle mie spalle, mi teneva la testa e mi parlava. Io urlavo per avere la forza di spingere, e malgrado tutto continuavo a ripetere all’ostetrica (e a lui) che le mie urla non erano proporzionali al dolore e che non era così forte come pensavo.
Alle quattro e un quarto Sofia era sulla mia pancia, e quell’istante è stato veramente indimenticabile.
Se l’uscita della testa è stata, oggettivamente, un po’ dolorosa, la contrazione successiva è stata meravigliosa; sentire il suo corpicino caldo e morbido che sgusciava fuori da me è stato come decollare con il corpo; per un brevissimo istante è stato come se non ci fosse più forza di gravità.

L’incontro tra i nostri occhi è stato immediato e quasi istintivo. 
Come se lei sapesse già dove cercare i miei. 
Quello sguardo mi si è scolpito nel cuore per sempre.
 

Meno di un quarto d’ora dopo io ero stata “risistemata” e lei era stata lavata e vestita; ci hanno messe insieme in una stanza accanto la sala parto e mentre eravamo ufficialmente “sotto osservazione”, abbiamo fatto conoscenza. Si è attaccata immediatamente e spontaneamente al seno, ha iniziato a ciucciare subito e non ha mai avuto alcuna difficoltà. Due giorni dopo è arrivata la montata lattea ed ancora adesso, che ha sei mesi e mezzo ed ha ormai iniziato lo svezzamento, continuo ad allattarla al seno.


Alle sei e un quarto ci hanno riaccompagnate in stanza e dieci minuti dopo io ero in piedi e la cullavo tenendola al seno.
Non avrei mai creduto che potesse essere così facile e bello donare la vita alla mia bambina; avevo sempre avuto enorme terrore del parto, e solo dopo averlo vissuto posso dire che si tratta dell’esperienza più grande che una donna possa avere il privilegio di vivere.
Sono stata fortunata, senza dubbio, e ne sono grata al Cielo.

Dopodichè … è iniziata l’altra grande e meravigliosa esperienza: l’allattamento al seno……. (che merita un capitolo a parte)…